Arte

“Self-portraits” di Jen Davis

Autoritratto fotografico, esplorazione della propria immagine, riconoscimento. Jen Davis ha sostenuto una prova difficile, quella del confronto con se stessa in una forma indesiderabile usando il linguaggio che più le si confaceva, la fotografia.
La bellezza di questo lavoro risiede in questo percorso di autorappresentazione che è più un bisogno di autoriconoscimento. Un fotografo di solito “guarda” attraverso la macchina fotografica e legittima una realtà tra le altre, quasi mai “si guarda” permettendosi di esistere nella propria arte.

Pesami L’anima, che peso diamo alla bellezza?

Mi porto nel cuore questo cortometraggio documentario da tanti anni, da quando l’ho conosciuto. Da donna sono sensibile alla tematica del corpo delle donne, così legato all’autoaccettazione ancor prima che all’accettazione sociale. Il corpo delle donne, specchio spesso indesiderato dell’anima femminile, tela sulla quale si soffermano gli occhi e i giudizi dei più, schermo dentro il quale penetrano poi rifrazioni complesse di sentimenti difficili da leggere, comprendere, accettare.
Quattro donne vengono indagate dalla macchina da presa e svelate dal linguaggio cinematografico. Invitate a confrontarsi, si guardano e si lasciano guardare concedendoci di camminare con loro nella loro intima relazione con il proprio corpo.

Pina di Wim Wenders

Wim Wenders voleva farne un film in 3D ma per Pina Baush non sarebbe bastato, come non è bastata la sua scomparsa a contenere la sua importanza nel panorama artistico e umano della storia della danza contemporanea e non solo. Danza e danzAttore sono musica e strumento incontenibile di espressione, esplorazione di verità vibratorie che diventano immagine, movimento, poesia.
Tutto questo lo dobbiamo a Pina Baush e a coloro che attraverso di lei continuano la sua ricerca sul corpo e sul movimento. A Wim Wenders dobbiamo un toccante e potente ricordo.